Roma. 93-96 d.C. È imperatore Domiziano. Flavio Giuseppe, ebreo che ha combattuto nella Guerra giudaica, è stato fatto prigioniero, è divenuto prima interprete dell’esercito, poi amico dei Flavi; liberato, vive nella capitale sotto la protezione imperiale, dedito alla scrittura della sua vita, della storia del suo popolo, della guerra che ha visto fronteggiarsi Gerusalemme e Roma. Nel Contro Apione l'autore controbatte alle tesi anti-giudaiche che circolano nell'impero - gli Ebrei, discendenti da lebbrosi cacciati dall'Egitto, sacrileghi, ostili verso gli altri popoli, sarebbero dediti a sacrifici rituali - e confuta queste accuse, ne dimostra l'inconsistenza e la falsità, presenta, di contro, la tradizione ebraica, la Torah data a Mosè sul monte Sinai. Scopo di Flavio Giuseppe non è il proselitismo, e neppure l'assimilazione come fusione con il mondo circostante. Non gli interessa che i Romani facciano proprio il giudaismo, ma che riconoscano dignità e diritto all'esistenza a chi lo pratica. Suoi interlocutori sono dunque i Gentili, ma anche i Giudei, da più parti attaccati, che hanno bisogno di un testo che fornisca loro sicurezza e orgoglio nazionale o semplicemente materiale di appoggio, risposte con cui opporsi ai detrattori. Interlocutore, infine, è lo stesso Giuseppe: da più parti osteggiato per i suoi legami con coloro che hanno distrutto Gerusalemme, egli ribadisce ostinatamente la sua identità di Giudeo, di stirpe sacerdotale, conoscitore della Torah.
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