Scritto per la radiotelevisione francese e trasmesso la prima volta nel 1955, il radiodramma Sarajevo ruota attorno all’attentato del 28 giugno 1914, l’assassinio, per mano del nazionalista serbo Gavrilo Princip, dell’arciduca Francesco Ferdinando e di sua moglie. Con il suo corollario di preludi e code, l'evento viene messo in scena in un gioco di flash-back e dissolvenze narrative da alcuni improbabili avventori di una vineria nella Sarajevo degli anni ’50, dove, nel corso di un improvvisato processo alla Storia, si va cercando la ragione ultima delle cose.
Cendrars avvicenda sul palcoscenico una pletora di personaggi secondari; tra questi si insinua la figura ondivaga e umorale del caso, che sembra farsi beffe di loro, trascinandoli nelle sue repentine giravolte. La palese e quasi comica sproporzione tra la natura quasi caricaturale dei personaggi e ciò che è accaduto nei quarant’anni intercorsi tra l’attentato e il «processo» in vineria fa scivolare il dramma nel grottesco. Come se la Storia non fosse che una farsa priva di spazi di redenzione.
Blaise Cendrars (1887-1961), poeta e scrittore svizzero naturalizzato francese, lascia il paese natale a sedici anni e, dopo una serie di viaggi che lo portano anche in Russia e in Cina, raggiunge a Parigi nel 1910. Qui stringe amicizia con numerosi artisti, fra i quali Apollinaire, Modigliani, Léger e Chagall. Arruolatosi nella Legione Straniera, partecipa alla prima guerra mondiale e al ritorno si dedica alla letteratura e al giornalismo (è corrispondente di guerra al seguito dell’esercito inglese nel 1939). Ritiratosi ad Aix-en-Provence durante l’occupazione nazista, rientra a Parigi nel 1950. Tra le sue opere principali si ricordano La Prose du Transsibérien (1913), Moravagine (1926) e La Main coupée (1946).
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