La passione profonda di Giovanni Pico della Mirandola (1463-1494) per i libri è svelata dai numeri della sua biblioteca – la più ampia posseduta da un umanista alla fine del Quattrocento –, dai contenuti e dai segni di lettura lasciati sui libri letti, sia suoi che di altri. Pico ha speso il suo ingente patrimonio raccogliendo opere di ogni branca dello scibile umano, dai classici greci e latini alla scolastica, dalle opere di Platone e Aristotele, Avicenna e Averroè, alle molteplici versioni della Bibbia, oltre a testimoni del Talmud e del Corano. Questo libro rinnova l’interesse per la biblioteca di Pico, considerata a lungo perduta, sulla scorta degli scenari aperti da studi recenti, apportando nuova linfa a future, e auspicabili, indagini storiche e filologiche. Le ricerche di Saverio Campanini, Daniele Conti, Amos Edelheit, Sebastiano Gentile, Daniela Gionta, Fabrizio Lelli, Paola Megna, Giovanna Murano e Agata Pincelli inquadrano l’argomento illuminando aree ancora inesplorate, spaziando dalle fonti scolastiche a quelle arabo-ebraiche, dalle presenze sinesiane all’inventario vaticano dei libri dell’umanista.
Francesco Borghesi insegna all’Università di Modena e Reggio Emilia e alla University of Sydney (Australia). Si interessa di storia delle idee tra cultura letteraria e pensiero filosofico dal Trecento al Settecento e, in materia pichiana, ha pubblicato un’edizione della cosiddetta orazione sulla dignità dell’uomo (2012) e un’edizione delle Lettere (2018).
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