Sulla soglia dei cinquant’anni, Lev Tolstoj giunge alla conclusione che “non c'è possibilità di illudersi”. Tutto gli sembra privo di senso: la gloria di scrittore venerato, la ricchezza, la numerosa famiglia, l’impegno sociale e persino la scienza, incapace di risolvere i problemi ultimi della vita e, soprattutto, l'antica fede religiosa, ridotta a pura esteriorità. Confessioni ripercorre l’esperienza di una lunga erranza e di una crescente disperazione fin sull’orlo del suicidio. Ma la sofferta ricerca non resta senza risposta, che per Tolstoj non è illuminazione mistica o incondizionata adesione a una dottrina, bensì la scoperta della conoscenza non razionale del senso della vita, l’unica in grado di attribuire all’esistenza finita il senso dell'infinito.
Lev Nikolaevič Tolstoj (1828-1910), scrittore, filosofo ed educatore russo, è universalmente noto per i romanzi Guerra e pace e Anna Karenina, seguiti da opere più introspettive e morali e da riflessioni pedagogiche, filosofiche e religiose.
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