| Il mestiere dello scrittore
e le lezioni del filosofo
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Non si tratta né di imparare l’ispirazione, né di insegnare l’arte e neppure di scegliere tra i corsi di scrittura e i corsi di lettura. In uno stile diretto, Gardner affronta i problemi del mestiere di scrittore e non quelli del talento, le nevrosi quotidiane e non quelle del genio. Con esempi, citazioni e suggerimenti affronta i problemi pratici della scrittura: la resa degli effetti, la necessità di revisioni, la punteggiatura, l’interazione necessaria con la figura dell’editor. Gardner si assume il rischio di incoraggiare i giovani scrittori, ma con una riserva, che dà ironica misura della sua coscienza del problema e che consiste nel non dare per scontato che lo scrittore non debba imparare anche le regole fondamentali dell’ortografia.
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Questi appunti inediti sollevano domande centrali per la storia delle scienze sociali e costituiscono la testimonianza storica di un corso senza precedenti dell'anno 1895. Le questioni di filosofia morale e politica poste da Hobbes vengono attualizzate da Émile Durkheim e annotate dal nipote Marcel Mauss; riguardano la lacerazione del tessuto sociale, il ruolo dello Stato e della famiglia, la funzione pubblica della religione e un interrogativo centrale: come si fa a vivere insieme? Gli appunti di Mauss ci informano sul modo in cui Durkheim insegnava Filosofia, ma anche sul suo modo di pensare la società e sulle sue principali preoccupazioni nell’ultimo decennio del XIX secolo, compreso il desiderio di dotare la nascente disciplina sociologica di un lignaggio teorico e filosofico riconoscibile.
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«Qualcuno dei critici mi ha rivolto, sia pure affettuosamente, l'accusa di essere uno scrittore "schivo", "solitario", "quasi sdegnoso". Chi non mi conosce può pensare che io sia una specie di orso o un istrice. Non è affatto vero. Ritengo invece di essere un tipo socievole e amante della buona compagnia. Mi piace soltanto lavorare in silenzio. Proust dice che un libro è figlio del silenzio». Nino Buccellato (Castellammare del Golfo, Trapani, 1915-Roma 1983), poeta, scrittore, insegnante, giornalista, è stato narratore sulle terze pagine di molti quotidiani (dal
Giornale d'Italia alla Nazione, da Roma al Giornale di Sicilia) e ha lavorato per otto anni alle relazioni culturali del Ministero degli Esteri. Nel 1979 ha ricevuto dal Presidente della Repubblica la medaglia d'oro al merito della cultura. . |
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Nei saggi raccolti in questo libro, Simone Weil dà ragione di una profonda continuità tra le grandi civiltà mediterranee dell'antichità e il Rinascimento romanico e indica nella crociata albigese una svolta decisiva per la storia dell'Occidente, le cui conseguenze estreme ella poté misurare personalmente negli orrori della seconda guerra mondiale. Il volume è completato dalla sua traduzione e commento di passi della Chanson de la croisade albigeoise
, che offrono un'immagine idealizzata della terra d'Oc, la "patria del linguaggio", luogo per eccellenza del racconto cavalleresco, nel momento stesso in cui sta per inabissarsi. .
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La religione del secolo XVI assiste ad una svolta epocale caratterizzata da alcuni cambiamenti: il rifiuto della religiosità «del corpo», tipica del periodo basso medievale, in favore di una concezione interiore della religione; il rifiuto degli aspetti leggendari e mitici delle credenze religiose in nome della «storicità» dei fenomeni relativi alla santità; il diverso ruolo del matrimonio e della famiglia nei confronti dell’educazione religiosa, determinato dall’abolizione delle istituzioni monastiche nelle chiese della Riforma protestante. Conseguenza diretta e immediata di questi mutamenti culturali è il progressivo eclissarsi delle posizioni di leadership che le donne avevano conseguito tra i secoli XIII-XVI e l’instaurarsi di una «religione maschile».
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