Il libro raccoglie ritratti e racconti ispirati a una letteratura minima. Cosa si intende con questa espressione? Non la storia raccontata dalla parte del potere e dei potenti, ma quella narrata dai piccoli e dai «perdenti». Si intende anche la grande letteratura che ha intessuto l’immaginario collettivo, fino a essere la terra su cui anche i più semplici hanno trovato l’aquilone a cui appendersi per volare. Vicino alle «ossa di Antonia», la nonna montanara dell’Altopiano di Asiago, ci sono narratrici e narratori, grandi romanzi e la poesia del cinema del Neorealismo. Intrecci che, secondo Marco Campedelli, sono necessari per reggere l’architettura del mondo. Una proposta per riscoprire un pensiero e una prassi in cui poetica e politica trovino la visione e la complicità necessarie per provocare piccole ma inarrestabili rivoluzioni; così da generare quella «bellezza morale» di cui parlava Pier Paolo Pasolini. Un viaggio attento ai dettagli, in cui si manifesta il miracoloso «fremito della terra», e allo sguardo bambino che vede l’invisibile.
Attraverso la rilettura delle Dichiarazione di indipendenza americana, la narrazione veterotestamentaria del sacrificio di Isacco e il saggio di Immanuel Kant sul significato dell’illuminismo, il filosofo Omri Boehm offre una nuova comprensione del principio di universalismo radicale. Ripercorrendo l’appello umanistico dei profeti biblici, del pensiero kantiano e di figure come Abraham Lincoln e Martin Luther King, Boehm costruisce un quadro audace che offre una via d’uscita coraggiosa al dibattito, ormai in stallo, sull’identità. Il razzismo, la schiavitù, l’obbedienza a Dio, il monoteismo etico, i valori dell’occidente, la democrazia e il conflitto israelo-palestinese sono solo alcuni dei temi affrontati in questo volume denso, appassionato e illuminante che spiega in modo chiaro come solo l’universalismo radicato nel concetto di umanità ci consentirà di riconquistare l’obbligo per un principio di giustizia superiore e senza compromessi.
Cosa succede alle donne che lavorano in un paese che fatica a conciliare una cultura tradizionalista con le esigenze di un’economia globalizzata? In questo vivido ritratto della società egiziana, reso con grande precisione e approfondito da due anni di full immersion nel paese, Leslie T. Chang segue l’esperienza di tre donne che con tenacia e perseveranza vivono e lavorano in un contesto che spesso ne ostacola i progressi esistenziali e professionali. A causa delle forti oscillazioni della politica economica, di un sistema educativo in crisi e di un sistema familiare in cui le aspettative matrimoniali sono ancora molto conservatrici, le storie di Riham, Rania e Doaa mostrano il difficile e precario equilibrio a cui sono costantemente costrette le donne egiziane. L’autrice osserva con i propri occhi i rischi e i pregiudizi a cui sono esposte, intrecciando alle loro storie quella di un intero paese e degli eventi che l’hanno plasmato: i tempi di una gloriosa industria manifatturiera, della colonizzazione e dell’indipendenza, la diffusione dell’islam e un secolo di sconvolgimenti politici e di promesse di liberazione fin qui sostanzialmente tradite.
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