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La Biblioteca di Giovanni Pico della Mirandola

La passione profonda di Giovanni Pico della Mirandola (1463-1494) per i libri è svelata dai numeri della sua biblioteca – la più ampia posseduta da un umanista alla fine del Quattrocento –, dai contenuti e dai segni di lettura lasciati sui libri letti, sia suoi che di altri. Pico ha speso il suo ingente patrimonio raccogliendo opere di ogni branca dello scibile umano, dai classici greci e latini alla scolastica, dalle opere di Platone e Aristotele, Avicenna e Averroè, alle molteplici versioni della Bibbia, oltre a testimoni del Talmud e del Corano. Questo libro rinnova l’interesse per la biblioteca di Pico, considerata a lungo perduta, sulla scorta degli scenari aperti da studi recenti, apportando nuova linfa a future, e auspicabili, indagini storiche e filologiche. Le ricerche di Saverio Campanini, Daniele Conti, Amos Edelheit, Sebastiano Gentile, Daniela Gionta, Fabrizio Lelli, Paola Megna, Giovanna Murano e Agata Pincelli inquadrano l’argomento illuminando aree ancora inesplorate, spaziando dalle fonti scolastiche a quelle arabo-ebraiche, dalle presenze sinesiane all’inventario vaticano dei libri dell’umanista.

Giancarlo Anello
Persone capitali

L’idea della personalità giuridica è stata teorizzata dalla scienza canonistica con l’intento di garantire l’unità e la perpetuità della chiesa medievale. Progressivamente, questa idea si è estesa al potere secolare, ai traffici commerciali, allo stato moderno e al capitalismo, contribuendo a delineare l’ordine socio-corporativo odierno, in cui il ruolo delle persone giuridiche è equiparato a quello delle persone fisiche ed è – di fatto – straordinariamente importante. Mediante un approccio inedito, umanistico e visuale, questo volume ripercorre alcune storie di persone giuridiche «capitali»: monasteri, cattedrali, città, compagnie coloniali, business corporations. Tali entità sono state decisive non solo per le vite stesse degli individui che le hanno fondate o condotte, ma hanno caratterizzato in maniera fondamentale e duratura la società contemporanea e, forse, anche il suo futuro.

Jean Cayrol
Vivrò l’amore degli altri

L’uomo senza storia e senza parola, che ha popolato nel primo volume della trilogia di Jean Cayrol un mondo inanimato, fatto solo di oggetti, è sopravvissuto. Come Lazzaro è risorto, riguadagnando un nome, una voce, persino un corpo. Si chiama Armand e ha appena varcato la comunità umana. Si accosta alla trama sentimentale dell’esistenza, conquistandola a piccoli passi dapprima attraverso lo spettacolo dell’amore altrui, poi riconoscendo dentro sé stesso i segni dell’amore. Una città di mare, una stazione, una tavola calda, l’appartamento che condivide con una coppia di innamorati fanno da sfondo a una vita che esce dalle nebbie e si scalda in un movimento perpetuo. Armand cammina da solo in una marcia ancora maldestra, timida, in cui però riscopre lentamente il proprio corpo, e con esso i sentimenti di un’intimità dimenticata.

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