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Le fidanzate tedesche
e una storia istriana
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Novembre 2021/Seconda parte |
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Alla soglia dei quarant'anni, Max non ha combinato nulla nella vita e non sembra avere una particolare predilezione per il lavoro. Ciononostante, per non perdere l'eredità paterna, è costretto alla ricerca di una fidanzata in un tempo ben definito. Il romanzo di Schulze, qui tradotto per la prima volta in italiano da Aldo Setaioli, offre un'idea della letteratura di puro intrattenimento al tempo di Goethe e un quadro della vita dell’alta borghesia tedesca. Max considera il matrimonio esclusivamente come un affare in funzione del patrimonio e il catalogo di potenziali pretendenti, compilato dal suo aiutante, non si differenzia dai criteri delle moderne agenzie d’incontri. Naturalmente, come nelle migliori tradizioni, il finale è inatteso. E sorprendente.
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| Racconto di una storia istriana, questo memoir assume la prospettiva individuale di un cucciolo dell’esodo che si è visto consegnare il peso di una memoria affidata al rimpianto e al rancore. Le parole tracciano un percorso di emancipazione dalle tentazioni identitarie e dal loro carattere puramente accidentale. È, infatti, il corpo morto della madre, più che la terra perduta, a restituire nuova, e forse inattesa, consapevolezza al senso dell'appartenenza. E a rendere possibile, per la memoria e per la storia, «un approdo diverso». |
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| Gli Apocrifi del Nuovo Testamento,
curati da Mario Erbetta, tradotti direttamente dalle lingue originali e pubblicati tra gli anni Sessanta e Ottanta del Novecento in quattro volumi, costituiscono un’opera fondamentale che spazia non solo nella filologia e nella linguistica, ma anche nella tradizione giudaica e cristiana, nella letteratura rabbinica e patristica, nell’intricato mondo della gnosi e in quello della più classica esegesi biblica. La letteratura apocrifa si presenta come fonte a volte primaria di notizie e dottrine; il metodo storico-critico mette in luce un precipitato letterario che consente di comprendere la varia fortuna di questi testi nella letteratura e nelle arti figurative e di approfondire le forme e la cornice redazionale in quelli canonici.
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A partire da una posizione culturale contrassegnata dall'opposizione greco-barbaro, l'opera di Cicerone evolve verso la presa di coscienza del fatto che l'identità romana non possa integrarsi in questo duopolio. Per Filone d'Alessandria la distinzione rappresenta uno strumento indispensabile per pensare il mondo; egli riconosce che tanto i barbari quanto i greci hanno generato forme di saggezza, ma, nell'insieme, la sua visione dell'umanità com'è definita da queste due nozioni è profondamente pessimista. I nostri due protagonisti, che avevano fatto di tutto per spezzare i quadri antichi dell'ellenismo, videro essi stessi la fine del mondo al quale erano così fortemente affezionati: Cicerone quello della Repubblica romana; Filone quello dell'Alessandria multiculturale.
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