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La sera del 13 ottobre 1761 il primogenito del commerciante calvinista Jean Calas si suicida nella casa di famiglia a Tolosa. Il padre, anche sulla base di pettegolezzi del vicinato, viene accusato di omicidio, torturato e condannato al supplizio della ruota. Voltaire, che fiuta nel caso l’errore giudiziario e il fanatismo religioso, si occupa della vicenda con una serie di scritti e ne ottiene la riabilitazione. Questa edizione, a cura dello storico della filosofia Domenico Felice, propone una nuova versione del Trattato sulla tolleranza, condotta per la prima volta sul testo critico pubblicato dalla Voltaire Foundation di Oxford, e la traduzione dei più significativi scritti che lo hanno preceduto e seguito. Sono inoltre proposti qui per la prima volta in italiano i testi attribuiti alla vedova e a due figli di Calas, ma concepiti e scritti dal patriarca dei Lumi sulla base delle informazioni giunte via via in suo possesso.
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Anche se può sembrare paradossale, i campi di sterminio nazisti avevano una loro colonna sonora. Ad Auschwitz, Terezin, Buchenwald e Dachau si faceva musica per molti motivi. Le SS imponevano ai prigionieri di accompagnare le torture, le marce verso il lavoro o le camere a gas con brani strumentali. Le piccole o grandi orcheste allestite nei lager servivano per intrattenere gli aguzzini nel fine settimana o per sostenere la propaganda nazista. Nei campi di sterminio si incontrarono musicisti di grande valore che riuscirono a produrre opere di notevole qualità. Sul sottile confine tra la vita e la morte, dove la musica è stata tormento e consolazione, ossessione e motivo di speranza, sono nate orchestre femminili e complessi jazz, monaci benedettini hanno composto canti religiosi, ebrei e rom hanno scritto, talvolta in luoghi improbabili come un obitorio, brani di ribellione e inni di speranza.
Stendhal la detesta, i diaristi la intrecciano con le lacrime, i sovrani e i capi di Stato ne fanno un uso politico, rinunciando all’ombrello nelle cerimonie ufficiali per condividere con il popolo le avversità atmosferiche. Invocata in tempi di siccità, la pioggia suscita la paura dell’eccesso, delle alluvioni e dei diluvi, ma è solo alla fine del Settecento che la sensibilità individuale nei suoi confronti si intensifica. Una lunga storia che Alain Corbin riassume in questo libro, con l’avvertenza, sulla scia di Roland Barthes, che «niente è più ideologico del tempo che fa».
Appuntamenti Novità in eBook La costruzione storiografica delle tradizioni religiose Traduzione di Stefano Suozzi
La trasmissione della memoria e la narrazione storica rappresentano strumenti potenti per la formazione e lo sviluppo dei gruppi religiosi e per la loro riflessione su se stessi. Modificando la prospettiva sull’oggetto della ricerca, in particolare passando dalla “rappresentazione” alla “costruzione” delle tradizioni religiose, questo testo indaga i contesti e le strategie di produzione della storiografia della religione. Ciò consente di evidenziare come anche la storiografia “moderna” – cioè quella di impianto storicistico – risulti molto meno critica di quanto pretenda di essere nei confronti delle narrazioni prodotte all’interno degli stessi gruppi religiosi che in esse si riconoscono.
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AW Awarmag/Toti Carpentieri, Le diverse anime di Renato Il Foglio/Eugenio Murrali, Renato Barilli. Manierismo contro età moderna La Verità/Adriano Scianca, Non c'è democrazia senza legami comunitari La Cività Cattolica/Enrico Paventi, Le ossa di BerdicevIl Secolo XIX/Ferdinando Fasce, Avarizia. Una storia di lunga durata
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