Il libro è un crocevia di storie che nascono, senza sosta, tra vita e teatro. Cinquantaquattro fotogrammi si susseguono in forma di racconto e in un disordine cronologico, seguendo il filo teso e appassionato di tre decenni (dal 1975 al 2007) vissuti nei pressi del palco. Un viaggio ininterrotto di continue partenze e di incontri, che sono variazioni di un unico atto: la vita. Ogni frammento è fissato da fulminei scatti di polaroid e le immagini scorrono, in bianco e nero e a colori, come la sceneggiatura di un film. Bratislava, Madrid, Parigi, Tel Aviv, Cracovia, New York e le aule universitarie di Firenze, Bologna e Milano sono palco e sfondo di una folla eterogenea di personaggi di tutti i giorni, che diventano all’improvviso attori e spettatori di scene reali. Vero o finto, finto o vero: quanta verità nell’inversione delle parti. Per il teatro come per l’uomo, la verità è l’accettazione del proprio destino di finzione. Guitti della vita contempliamo paradossalmente, nel teatro, la nostra verità. La finzione teatrale è più vera dell’apparente verità, perché solleva la crosta. Per questo non esiste forse momento più emozionante di quando in sala le luci si abbassano e si apre il sipario. I due autori ci accompagnano a conoscere da vicino e a sperimentare come il teatro, da sempre metafora e specchio dell’esistenza, ci insegna, anche oggi, ad essere protagonisti sulla sterminata scena del mondo.
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