Yonnondio, parola ripresa da una poesia di Walt Whitman, e che nella lingua della tribù degli irochesi significa «lamento per una perdita», è la storia della famiglia Holbrook che poco meno di un secolo fa provò a credere nel sogno americano. La seguiamo in un percorso straziante quando, durante la Grande Depressione, si trasferisce dalle miniere di carbone delWyoming a una fattoria in affitto nel Nebraska, per approdare nei mattatoi e nei quartieri miserabili di Omaha, nel vano tentativo di migliorare le proprie condizioni di vita. Otto capitoli narrati dalla piccola Mazie, la primogenita della famiglia, da Anna, la madre, e da un narratore onnisciente, che tuona implacabile contro la menzogna e incita alla resistenza politica.
Se la tecnologia digitale contribuisce oggi alla dematerializzazione delle pratiche di scrittura e lettura, il libro manoscritto era un oggetto sociale totale. Il coltivatore di papiro sulle rive del Nilo, il pergamenaio nella Roma imperiale, il monaco copista nel suo monastero, il calligrafo professionista al servizio di un mecenate principesco, ma anche i decoratori, i rilegatori e soprattutto gli autori e tutti coloro che hanno potuto leggere o ascoltare le loro opere nel corso del tempo: tanti gli attori che hanno contribuito a plasmare l’ecosistema librario antico e medievale, con i suoi materiali, i suoi usi, le sue continuità e le sue rotture. A partire dallo studio delle fonti letterarie e documentarie greche, latine e arabe, Filippo Ronconi esplora centinaia di manoscritti prodotti tra il V secolo a.C. e il XIII secolo d.C., indagando dai più antichi esemplari etruschi in lino ai polittici in legno greco-romani, dai rotoli di papiro egiziani ai codici in pergamena altomedievali. Egli restituisce, così, una nuova storia del libro, che illumina non solo il passato, ma anche il ruolo che questo oggetto ha avuto e continua ad avere nella costruzione delle società moderne e contemporanee.
Questa preziosa autoantologia è portata da Tiziano Broggiato a fungere da volano nel passaggio da un libro all’altro, con una conferma ulteriore di una consapevolezza di volta in volta accresciuta della propria qualità stilistica nonché della propria originalità inventiva. La sua poesia è una mescolanza complessa di mitezza e di ardore, di improvviso scoramento e di rovina, a cui si affianca la luce perlacea, sorgiva, che sembra illuminare anche il buio. Via via, nel corso del libro e dei decenni, Broggiato aumenta lo spessore metaforico e allegorico, proprio quando il suo dettato si fa più grammaticale, più sobrio, come se volesse ogni volta sottolineare una distanza e la permeabilità che deriva alla mente dal coraggio di varcarla. Nel vetro specchiante della sua specificità, infine, questa poesia ha il potere di remare dentro le luci del tempo verso ciò che ancora non conosciamo e che forse mai conosceremo.
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