Dopo India e Tibet, prosegue la migrazione del buddismo nello spazio, nel tempo e nelle culture. Ma qui, in Cina, l’occasione è così complessa che nel darne conto occorre mostrare con attenzione i partecipanti al gioco e il modo in cui viene condotto: l’inculturazione - operazione necessaria affinché il buddismo rinasca originale e autentico - ogni volta genera un buddismo legittimo in quel tempo e in quelle circostanze ma che in quelle forme è, di norma, un vicolo cieco per chi ad esse non appartiene. Non la storia come cronologia ma le avventure dello spirito in un Paese di cultura così diversa dalla nostra che tanti significati di quella non hanno riscontro in questa, e viceversa. Restano così come orfani termini quali Dio, religione, filosofia, peccato... mentre ci giungono concetti e nomi che non sappiamo tradurre: qi, ziran, ren.
Mauricio Yūshin Marassi coordina la Stella del Mattino, Comunità Buddista Zen Italiana e tiene un corso sul dialogo interreligioso all’Università di Urbino. Tra le sue ultime pubblicazioni: Incontrarsi al cuore: dialogo cristiano buddista sull’amore-compassione con fra’ M. Nicolini-Zani (2015); La via libera. Etica buddista e etica occidentale (2013); Il sutra del diamante. La cerca del paradiso (2011).
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