Per Lévinas, come per la sua interprete, il "fiasco dell'umano", che è anche il fiasco di una certa razionalità, ha condotto, quasi come una prova necessaria, a ripensare da capo - magari grazie al recupero di una tradizione antica -, a pensare "altrimenti" il senso, l'umano, l'uomo, la donna, la trascendenza, Dio, la ragione, la filosofia, la storia, la pace. Sotto l'urgenza di questo "fiasco"e della "crisi del senso", Lévinas sollecita così ad abbandonare l'essere, il Medesimo, la positività che rende possibile "la terra salda sotto il sole": è tempo infatti di abbandonare la terra ferma, sicura o disillusa che sia, la terra che resta solida benché lacerata; è tempo di dire "addio al mondo, alla presenza, all'essenza"; è tempo di considerare e di considerarsi il/nel passaggio, l'/nell'esilio, l'/nell'esodo, il/nel "dis-interessamento". Nel lascito. È tempo, in questo addio, di ritrovare l'umano.
Orietta Ombrosi ha conseguito un dottorato di ricerca all'Université Paris X -Nanterre, ha insegnato all'Université de la Méditerranée e all'Università di Bologna. Oltre ad aver curato e tradotto diversi libri, scritto articoli su riviste scientifiche europee, ha pubblicato anche Le crépuscule de la raison. Benjamin, Adorno, Horkheimer et Lévinas à l'épreuve de la Catastrophe (Hermann, Paris 2007).
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