Nel Palazzo di Vetro di New York il papa aveva appena cominciato a parlare. Davanti a lui i rappresentanti di mezzo mondo lo seguivano con curiosità e attenzione mentre in francese leggeva un testo lungo e appassionato: «Voi avete davanti un uomo come voi; egli è vostro fratello» disse Montini, che subito dopo alzando per un momento gli occhi dal testo aggiunse: «Oh! voi sapete chi siamo; e, qualunque sia l’opinione che voi avete sul pontefice di Roma, voi conoscete la nostra missione; siamo portatori d’un messaggio per tutta l’umanità». In queste parole del discorso alle Nazioni Unite c’è tutto l’uomo e il cristiano divenuto papa, così come l’immagine che più lo rappresenta è quella di una mano che si protende.
Ma chi era il pontefice che scelse per sé il nome di san Paolo, la figura più incisiva del cristianesimo delle origini? Abituato a riflettere su se stesso, Montini scrisse sempre moltissimo, anche da papa: appunti personali, lettere, articoli, discorsi. All’interiorità e alla vicenda esteriore dell’uomo e del cristiano introduce questa scelta di scritti che si estendono con un’impressionante coerenza, anche stilistica, per oltre un sessantennio.
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