“L’impiegato finge di scrivere seduto alla scrivania dietro il vetro. Finge di non guardare, di non vedere. Ha esposto buste-sacco di molte misure e su ciascuna ha collocato un piccolo bigliettino con il prezzo scritto a matita. Si possono spedire ricordi di qualche peso. L’ufficio postale propone ricariche telefoniche, penne, matite, francobolli. Decine di cartoline attendono il loro turno nell’espositore girevole”.
Da Auschwitz si possono spedire cartoline in ricordo della visita al campo di sterminio, ma questo libro senza immagini, composto di brevi annotazioni solleva un tema più ampio. Un teso, a tratti aspro dibattito mai arrivato a compromessi ha diviso lungamente due fronti inconciliabili, attorno all’interrogativo se sia giusto dare immagini del progetto di sterminio nazista. Da una parte Claude Lanzmann, il regista del documentario-monumento Shoah, che decretò l’inadeguatezza di qualsiasi rappresentazione visuale che pretenda di rappresentare l’assoluto del male. Dall’altra Georges Didi-Huberman, che sostenne il diritto di immaginare, “nonostante tutto”, ciò che per gli aguzzini stessi doveva restare inimmaginabile.
Roberto Franchini, giornalista e scrittore, ha diretto l’Agenzia di informazione e comunicazione della Regione Emilia-Romagna e presieduto la Fondazione San Carlo di Modena. Tra i suoi libri recenti Il secolo dell’orso (Bompiani 2013) e Prigioniero degli altipiani (La nave di Teseo 2019).Michele Smargiassi, giornalista di Repubblica, è tra i maggiori esperti italiani di fotografia e autore di saggi per Einaudi, Contrasto e Dalai.
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