Doruntina Basha costruisce un testo con due sole protagoniste: Shkurta, la nuora, e Zoja, la suocera. Le due donne convivono, sole, in attesa che il marito dell’una, e figlio dell’altra, ritorni a casa. Cucinano il suo piatto preferito, ciascuna convinta di essere l’unica a conoscerlo veramente. Shkurta è irrequieta, mal sopporta la suocera e i suoi maltrattamenti; Zoja porta il fardello di questa nuora indesiderata da custodire fino al ritorno del figlio. Il giovane però non ritornerà: è scomparso dieci anni prima, in una sera come quella, e la cena che stanno preparando è destinata a uno scomparso.
Il dito di Doruntina Basha è un indice che sanguina e non può indicare nessun colpevole: nessun assassino dell’uomo, nessun marito violento, nessuna figlia abbandonata, nessuno che sia il solo responsabile di tutto il male di una vita.
Il testo ha preso forma nel 2011, da un lungo progetto di ricerca sulle storie delle famiglie che durante la guerra nella ex Jugoslavia hanno avuto un famigliare scomparso. L'opera, tradotta in francese e in inglese, ha vinto il Premio Miglior testo drammatico di impegno dell’area ex jugoslava promosso dalla Fondazione Heartefact di Belgrado.
Doruntina Basha, drammaturga e sceneggiatrice, laurea in Drammaturgia alla Facoltà di Lettere dell'Università di Pristina e master in Scienze umane in Scozia, Italia e Francia, ha realizzato sceneggiature per il cinema e la televisione. Il dito è stato portato in scena a Belgrado, Pristina, Napoli, Rubiera e al Festival delle colline torinesi.
Elisa Copetti, traduttrice letteraria dalle lingue croata, serba e bosniaca, ha tradotto numerosi romanzi (tra gli altri, il premio Nobel per la letteratura Ivo Andrić) e opere teatrali per vari editori italiani. Ha insegnato Lingua croata e serba all'Università di Udine e nel 2008 ha vinto il Premio Estroverso per la traduzione.
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