Una storia del nostro tempo sullo sfondo di due terre, il Polesine e l’Istria, annodate in un intreccio di radici e sentimenti. Livio, figlio di profughi istriani, con un vissuto doloroso alle spalle, che faticosamente cerca una sua identità e un luogo fermo dove esprimerla e lo trova in un piccolo paese della pianura padana, Giacciano, in età ormai matura; Cosetta, ferrarese di nascita, che ritorna nella sua città d’origine, nella fumana, dopo un faticoso percorso tra l’Italia e la Francia per ritrovare se stessa in seguito alla perdita del marito in circostanze drammatiche. Cuore del racconto è l’acquisto da parte di Livio di una casa che si fa centro di un orizzonte in una terra, un paesaggio finalmente percepiti come familiari e rivelatori di un’origine, una radice sacra. Luoghi disertati dallo sviluppo della modernità e proprio per questo di rara bellezza. Una bellezza che dice ancora le cose, che riporta all’essenziale, ma richiede uno sguardo e un desiderio profondi, favoriti, nel caso di Livio, dall’esperienza del dolore e della solitudine. In questo contesto e in questa situazione psicologica avviene l’incontro con Cosetta, che scardina le certezze appena acquisite dal nostro protagonista, ma apre orizzonti del tutto inattesi di insperata pienezza affettiva.
Nadia Scappini (Bagno di Romagna, 1949) vive e lavora a Trento. Ha compiuto studi classici, insegna nei licei di Trieste e Trento e si occupa di divulgazione culturale, scrittura e critica. Ha pubblicato varie raccolte di poesia - la più recente è Il ruvido mistero (Milano, 2008) - e un saggio su preghiera e poesia e tuttavia Ti cerco (Milano, 2008). Suoi interventi critici, racconti e poesie sono pubblicati su diversi testi e riviste, tra cui “clanDestino”, di cui è redattrice e i quotidiani “L’Adige” e “Il Trentino”. Questo è il suo primo romanzo.
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