In questo singolare diario, il filosofo svizzero Max Picard, amico di Joseph Roth, racconta l’Italia del secondo dopoguerra evocando un viaggio avvenuto negli anni 1949-1950, con mezzi di trasporto pubblico e a piedi, in un dialogo continuo con operai, commercianti, anziane contadine. Tradotto per la prima volta in italiano, il testo fa emergere il volto di un Paese perennemente sospeso tra la distruzione dissennata di un patrimonio monumentale e umano unico al mondo e la resistenza a questa furia annientatrice. Picard ci permette così di guardare alle nostre città e ai suoi abitanti in modo davvero inedito.
Max Picard (1888-1965), nato in Germania da genitori ebrei svizzeri, studiò Medicina, ma abbandonò ben presto la pratica medica per dedicarsi interamente al pensiero filosofico. I suoi libri sono stati tradotti in tutte le lingue europee, in giapponese, coreano e cinese.
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