Veemenza, da vehere, è un atto di trasporto psichico. La memoria ci toglie dal presente mentale creando veemenze. Ogni ricordo s’inserisce in un contesto più vasto e fa scattare una conca di echi. I versi di Barbara Carle rievocano l’infanzia, la gioventù trascorsa in paesi diversi, la passione, il dolore, l’arte, i ritratti di persone incontrate per le strade di New Delhi, Dhaka, New York e Sacramento. La memoria ritorna ai poeti amati, ai grandi momenti della storia europea, ai momenti di dolore e di abbandono, del lutto per gli amati scomparsi. Come i mille umori del mare, le veemenze si fanno distese, lisce, calme, agitate, tempestose, cupe o luminose, si trasformano in un concerto di bisbigli e schianti, sussurri e silenzi.
Barbara Carle, professoressa emerita di italianistica alla California State University di Sacramento, è poeta, traduttrice e critica. Figlia di un diplomatico americano e di una madre di origine francese, ha girato il mondo, ha vissuto in Pakistan, India, Bangladesh, Iran, Thailandia. Dopo aver vissuto a lungo negli Stati Uniti, si è trasferita in Italia. La maggior parte della sua opera è bilingue. Tra i suoi scritti più recenti si segnalano Touching What Remains - Toccare quello che resta (Ghenomena 2021) e Vestigia (Caramanica 2023). Ha tradotto numerosi libri e raccolte di poesia da Domenico Adriano, Lino Angiuli a Rodolfo Di Biasio, Gianfranco Palmery, Marco Vitale, e altri. Ha realizzato un’antologia trilingue con Curtis Dean Smith Tra il cielo e la terra, Between Heaven and Earth, Poesie in cinese classico, italiano e inglese (La Vita Felice 2017 e 2019).
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