Il problema dell’uomo, pubblicato a Tel Aviv in ebraico nel 1943, riproduce il primo percorso di “filosofia della società” tenuto da Martin Buber nel 1938 presso l’Università ebraica di Gerusalemme. Buber vi espose, attraverso il serrato confronto con le idee sull’uomo affermate nel passato da alcuni filosofi (Platone, Aristotele, Agostino, Tommaso d’Aquino, Cusano, Spinoza, Pascal, Kant, Hegel, Feuerbach, Marx, Kierkegaard, Nietzsche, Husserl, Heidegger, Scheler), la sua antropologia filosofica: l’uomo è un ente che può costruire la propria identità solo attraverso il contatto con ciò che ha la forma di un “tu”, ovvero di un altro o diverso non trasformabile in cosa o oggetto, in ciò che è utilizzato o dominato; in ogni incontro con il “tu” si profila il “Tu” eterno. Il libro, oltre ad essere un’introduzione alla filosofia buberiana, costruisce la testimonianza di un autore che, in un’epoca di crisi, si adoperò per mantenere viva l’originaria socialità tra gli esseri umani, convinto che perfino la violenza la presupponga.
Martin Buber (Vienna 1878 - Gerusalemme 1965) è uno dei padri dell'ebraismo contemporaneo. Molto attivo sulla scena intellettuale tedesca, in seguito alla persecuzione antisemita emigrò in Palestina nel 1938. Da lì continuò a irradiare il suo intenso magistero spirituale, adoperandosi fra l'altro per l'opera di riconciliazione fra arabi ed ebrei.Numerosi i suoi scritti, dedicati a temi molteplici, quali il chassidismo e la mistica giudaica, la filosofia dialogica, la Bibbia, di cui, insieme a Franz Rosenzweig, ha curato un'originale traduzione tedesca. Presso Marietti sono state tradotte le seguenti opere: La fede dei profeti (1985), Sion. Storia di un'idea (1987), La regalità di Dio (1989).
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