Si tratta di un dramma in quattro atti, pubblicato in italiano a Parigi nel 1932 e finora inedito in Italia, in cui l’autore intende dare libero sfogo alla sua visione di fede: la storia umana - dalla creazione, attraverso il peccato e la redenzione, fino al giudizio universale (dunque: da Dio a Dio) - è intesa agostinianamente come un dramma d’amore che si svolge tra Dio e l’umanità. La storia si qualifica, dopo la ribellione dell’uomo al Creatore, come il terreno sul quale si scontrano le potenze del bene e del male. Solo alla fine, secondo la promessa divina, sarà possibile contemplare il definitivo trionfo del bene sul male nell’epifania dell’ultimo giorno, quando apparirà Cristo risorto. Nella successione dei quattro atti il testo fornisce il rigoroso sfondo teologico su cui si imposta anche il pensiero politico di Sturzo. Esso infatti si fonda sul presupposto della libertà umana, dove coerentemente viene lasciato ampio spazio alla teoria delle autonomie, del pluralismo, del confronto politico, del partito aconfessionale e dello Stato laico.
Don Luigi Sturzo (1871-1959) è diventato giustamente famoso per il suo attivismo politico che nel 1919 lo portò a fondare il Partito Popolare Italiano. Su di lui, come precursore del sistema democratico italiano, si è scritto molto. Meno spazio, invece, è stato dedicato alla sua vasta produzione di sociologo e filosofo politico. Ma soprattutto è stata quasi del tutto trascurata la sua opera di drammaturgo e di teologo.
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