«Il portoncino di ferro nell’angolo del cortile cigola nell’aprirsi, nel silenzio del pomeriggio d’agosto. Mi affaccio sulla scala ripida che scende verso il buio. Premo l’interruttore: uno scatto, una luce giallognola disegna i muri grezzi e i gradini di cemento. Fa fresco qui. Un odore mi investe: di umidità, di muffa, ma buono. Annuso, aspiro profondamente l’aria delle cantine di una vecchia casa di Milano. Scendo. Due lunghi corridoi si dipartono, e non se ne vede la fine. Questa luce gialla sembra di un altro mondo, di un ipogeo metropolitano, familiare e livido assieme».La seconda raccolta, dopo Prima che venga notte, dei pezzi di Marina Corradi su “Tempi”. Cronache della quotidianità, delle strade di Milano, dell’inosservato avvicendarsi delle stagioni; con uno sguardo però quasi contemplativo. Teso a riconoscere, oltre alla materialità misurabile delle cose – unica verità ammessa dal nostro tempo – nella realtà le tracce, i segni in filigrana, che rimandano ad altro.
Marina Corradi è inviato ed editorialista di Avvenire e collabora a Tempi. Ha iniziato a lavorare come cronista di "nera" al quotidiano milanese La Notte, poi è passata a La Repubblica e da qui nel 1988 al quotidiano cattolico. Ha ricevuto nel 2006 il premio "Dino Buzzati" della Provincia di Milano e il premio dell'Unione cattolica stampa italiana per il 2007. Nello stesso anno per la rubrica "Prima che venga notte" ha ricevuto uno dei premi giornalistici Saint Vincent, sotto il patrocinio della Presidenza della Repubblica. Ha tre figli.
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