In virtù della loro arguzia o per i tipi comici che consegnano alla storia del teatro, alcune commedie di Plauto hanno beneficiato nel corso dei secoli di ampio successo e di frequenti messe in scena. È il caso del Miles gloriosus, con il personaggio del soldato vanaglorioso, o dell’Aulularia, con il tipo del vecchio avaro, che ha fornito fertile materia all’immaginazione teatrale di Molière ed è diventato uno stereotipo fecondo anche per il cinema e i fumetti.
In questo contesto, una commedia come il Rudens (La gomena) occupa un ruolo del tutto particolare: scritta tra la fine del III e l’inizio del II secolo a.C., è una delle opere più innovative dell’epoca perché non è ambientata in una città, ma interamente su una spiaggia del Nord Africa, e si regge su un tema cui la sensibilità moderna riserva grande attenzione: la giustizia retributiva. Plauto presenta una vicenda in cui l’elemento femminile, tradizionalmente debole e sottoposto ad abusi e angherie, risulta decisamente centrale, a partire dalle protagoniste, doppiamente emarginate in quanto donne e in quanto schiave.
Tito Maccio Plauto (250 a.C. circa-184 a.C. circa), commediografo latino autore di numerose opere – tra cui Amphitruo, Menaechmi, Miles gloriosus e Aulularia –, è tra gli scrittori antichi più studiati. I suoi testi sono attraversati da una comicità fantasiosa e varia e da una singolare vitalità. La fortuna critica di Plauto risale al Rinascimento, quando i suoi scritti contribuirono alla nascita della commedia moderna.
Silvia Stucchi è docente di Latino nei licei e di Letteratura latina all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
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