Il femminismo in Occidente, che sembrava sopito per mancanza di buone cause, al volgere del Millennio è tornato alla ribalta, con maggiore antagonismo, ponendosi al servizio di una cultura omologante fatta di tenui appartenenze e “generi” interscambiabili. Per questa cultura, egemone in ambito internazionalista, la volontà femminile non è da conoscere e da favorire, ma da influenzare e incanalare verso scopi che non sempre corrispondono all’interesse della donna e spesso le sono perfino contro. Il libro traccia la genesi e la funzione di questo nuovo femminismo, elaborato a tavolino da un’élite intellettuale e diffuso nel mondo da istituzioni e associazioni tese a promuovere una società pianificabile, fatta di una moltitudine atomizzata di persone poco interessate ad appartenersi l’una all’altra e dunque poco interessate a riprodursi. Perché le donne non si facciano strumentalizzare, ma prendano in piena libertà le decisioni delle proprie vite, occorre portare alla luce gli scopi e i meccanismi di persuasione messi in campo da quella che è diventata oggi una filiera educativa mondiale, sempre più potente, ramificata e coesa.
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