Ci sono cose che osserviamo attentamente e riponiamo con cura nella nostra memoria. Altre che invece la coda dell’occhio raccoglie e consegna al subconscio. Sono queste le immagini che, conservate nel profondo e non corrotte dalla ragione, riaffiorano nel tempo. Sono i frammenti che costituiscono la trama tenace e più autentica della nostra conoscenza del vivere. Così queste nuove poesie di Bultrini hanno la consistenza fossile degli accadimenti più naturali, anche se meno apparenti. Il poeta, nel silenzio che morde, notturno, prosegue nel suo scavo e recupero della memoria, senza però mai cedere alla facile nostalgia, bensì nell’intento di acquisire consapevolezza dell’esistente, quindi della sua attualità, perché sa che siamo sempre più di quello che pensiamo. Bultrini chiama le cose per nome, senza abbandonarle a sterili sperimentalismi formali, ma consegnandole ad un verso piano e affidabile, nel solco della tradizione del ‘900 cui sente intimamente di appartenere.
Nicola Bultrini è nato nel 1965 a Civitanova Marche, vive e lavora a Roma. Scrive per i quotidiani “Il Tempo” e "Avvenire”. Ha vinto il Premio Montale 2002, sezione "Inediti". Tra le sue pubblicazioni: I fatti salienti (Chiari, 2007); La grande guerra nel cinema (Chiari, 2008), Pianto di pietra – la grande guerra di Giuseppe Ungaretti (Chiari, 2007).
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