Nella discussione attuale sulla riforma della Costituzione e nel dibattito sui problemi istituzionali più rilevanti della stagione politica in corso è divenuta cruciale la questione del potere giudiziario: la sua legittimazione, le sue garanzie, i suoi limiti. Il disegno politico e giuridico in cui si colloca la Magistratura è stato delineato nella Costituzione grazie alle proposte e agli interventi di Piero Calamandrei, effettuati nel corso del suo mandato parlamentare all’Assemblea costituente: una Magistratura che «costituisce un ordine autonomo» e «provvede da sé, e senza alcuna ingerenza del potere esecutivo, al proprio governo», vigilata e tutelata da un Consiglio superiore. Una indipendenza funzionale, una Magistratura unitaria, un giudice precostituito per legge. Accanto ad essa, una Corte costituzionale che sindaca la conformità delle leggi al testo costituzionale. Così il grande giurista, letterato e uomo politico scriveva nel suo progetto sottoposto alla Commissione per la Costituzione nel dicembre 1946. Nelle sedute dei mesi successivi si sarebbe ritagliato, sulla base della sua proposta, il testo oggi vigente.
Giurista, docente universitario di diritto e procedura civile, deputato, direttore di testate, scrittore
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