A partire da una posizione culturale contrassegnata dall'opposizione Greco-barbaro, l'opera di Cicerone evolse verso la presa di coscienza del fatto che l'identità romana non possa integrarsi in questo duopolio. Per Filone d'Alessandria la distinzione rappresenta uno strumento indispensabile per pensare il mondo e l'espressione Hellènes kai Barbaroi ricorre costantemente quando evoca l'origine delle lingue, dei culti, dell'omosessualità o dell'attaccamento agli oggetti. Egli riconosce che tanto i barbari quanto i Greci hanno generato forme di saggezza, ma, nell'insieme, la sua visione dell'umanità com'è definita da queste due nozioni è profondamente pessimista. I nostri due protagonisti, che avevano fatto di tutto per spezzare i quadri antichi dell'ellenismo, videro essi stessi la fine del mondo al quuale erano così fortemente affezionati: Cicerone quello della Repubblica romana; Filone quello dell'Alessandria multiculturale.
La pubblicazione è frutto della collaborazione tra la casa editrice Marietti 1820 e la Fondazione Collegio San Carlo di Modena. Lo storico istituto privato, nato nel Seicento come Collegio dei Nobili, si occupa di formazione e ricerca negli ambiti della filosofia, delle scienze umane e sociali e delle scienze religiose attraverso la Scuola internazionale di alti studi, il Centro culturale e il Centro studi religiosi.
Carlos Lévy è professore di Lingua e letteratura latina all'Université Paris IV, Sorbonne. Fondatore del Centre d’études sur la philosophie hellénistique et romaine e direttore del Centre Guillaume Budé, dove coordina il gruppo di ricerca su “Rome et ses renaissances”, ha studiato la retorica antica, il pensiero di Cicerone e Filone d’Alessandria. Si è occupato dell’epicureismo e dello scetticismo, anche nelle sue versioni moderne e contemporanee, e ha approfondito il pensiero di Michel Foucault nel suo rapporto con la filosofia antica.
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