L’interrogativo che regge il pensiero scritturale qui presentato è se possa esistere, nella contemporaneità, un appello utopico ad un lingua poetica che sappia accogliere l’alterità, esprimere le sue condizioni di esilio, annunciarne il desiderio di futuro. Intorno a questi nuclei di analisi, La lingua di Cleopatra tesse – è la forza stessa della traduzione interpretata dalla figura shakesperiana – legami strettissimi con il pensiero utopico di Walter Benjamin (e della Scuola di Francoforte), con la filosofia di Jacques Derrida nell’intreccio con il poststrutturalismo di Paul de Man, col pensiero postcoloniale di Gayatri C. Spivak nella sua vicinanza d’ispirazione con l’écriture feminine di Hélène Cixous. La prospettiva è quella che s’interessa così al dibattito teorico sulla traduzione, all’intertestualità, alla (dis)appropriazione autoriale, alla sperimentazione di nuove forme della comunicazione artistica, con la musica, il cinema, il reportage giornalistico.
Silvana Carotenuto è docente di Letteratura inglese contemporanea presso l’Università degli Studi di Napoli ‘L’Orientale’. Ha pubblicato, tra l’altro, i volumi La voce di Mnemosine (1990, Napoli), Ellissi di senso. L’altro corpo della tragedia shakespeariana (1999, Roma), la traduzione italiana di Tre passi sulla scala della scrittura di Hélène Cixous (2002, Roma), la cura, con altri, di Frontiere del corpo/ Frontiere dell’identità (2003, Salerno), e di La nuova Shahrazad. Donne e multiculturalismo (2004, Napoli). Oltre ad innumerevoli saggi sulla scrittura femminile, la studiosa si occupa di decostruzione e di pensiero post-coloniale.
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