In che senso l'estetica di John Dewey può essere caratterizzata in termini 'inclusivi'? In effetti l'estetica come disciplina filosofica nata a metà del Settecento si è caratterizzata in buona parte proprio per le sue esclusioni: conoscenza di ordine sensibile e non intellettuale, giudizio soggettivo privo di qualsiasi presa conoscitiva sull'oggetto, filosofia dell'arte e non della natura, contemplazione delle forme estranea a ogni interesse pratico... Rispetto alla tradizione disciplinare moderna che porta questo nome, l'estetica di Dewey appare inclusiva sia perché opera un'estensione esplicita degli aspetti estetici a qualità che ineriscono all'esperienza in quanto tale, sia perché dilata l'artistico ben oltre l'ambito elitario delle cosiddette belle arti, e anche oltre l'artigianato, a tutte le pratiche vitali umane.La riflessione dell'autrice parte dalla considerazione delle radici naturali delle pratiche artistiche e offre infine alcune proposte sulle radici comuni all'estetico e all'etico.
Roberta Dreon è ricercatrice di Estetica presso l'Università Ca' Foscari di Venezia. Ha pubblicato Esperienza e tempo (Milano, 2003) sul pensiero di Heidegger e Il sentire e la parola (Milano, 2007) sulle connessioni tra linguaggio e sensibilità. Ha scritto numerosi articoli che si muovono tra ermeneutica, fenomenologia e pragmatismo.
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