«Ogni sana educazione include una triplice attività: un curare, un regolare, un formare». I principi di filosofia dell’educazione di J.A. Jungmann trovano una particolare applicazione in questo saggio, in cui si saldano con la sapienza teologica dell’autore, il quale recuperando istanze dell’inizio del cristianesimo pone la categoria dell’esperienza (e quindi Cristo come sperimentabilità del divino rivelato) al centro dell’attenzione. La sua concezione fortemente antihegeliana lo porta a rifiutare qualsiasi procedimento deduttivo, concentrandosi invece su quelle esigenze della ragione umana – «La fede non può fluttuare libera nell’aria; deve poggiare da qualche parte nel mondo razionale, se vuole avere consistenza» – che nessuna tecnica pedagogica può imbrigliare da un lato e che nessun sentimentalismo moralistico può sostenere dall’altro. Da qui nasce il decisivo motto metodologico jungmanniano, che rimane una sfida aperta per l’oggi: l’educazione è introduzione alla realtà totale.
Josef Andreas Jungmann (1889-1975), filosofo e teologo gesuita, fu a lungo direttore della «Zeitschrift für katholische Theologie». Insegnò all’Università di Innsbruck, diventandone prima decano poi rettore. Autore di numerosi volumi, è tra i redattori del documento conciliare Sacrosanctum Concilium.
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